LE TOMBE DEI GIGANTI

tombe dei giganti

La Sardegna, si sa, è una terra antichissima che rivela in ogni angolo un mistero antico o dei resti che aiutano gli studiosi e gli archeologi a ricostruire il passato di questa terra con ritrovamenti che si svelano qui e legano l’isola mediterranea alla Storia di altri paesi nel resto del mondo. Per esempio Stonehenge in Gran Bretagna: delle pietre veramente enormi che vennero elevate nel terzo millennio A.C. circa; ancora oggi gli storici discutono sullo scopo della costruzione di tale imponenza, probabilmente a scopi rituali e guaritivi, ma anche astrologici perché sembrano essere state posizionate con un criterio di allineamento astronomico per favorire le arti divinatorie e poi, avendo scoperto anche dei resti ossei umani nei dintorni, c’è la teoria che vede questi megaliti come tombe speciali dedicate a persone importanti della società di allora. 

stonehenge Inghilterra
STONEHENGE

Ebbene, anche la Sardegna presenta pietre gigantesche erette come a fare la guardia ai riti per chi ha abitato lì e che risalgono allo stesso periodo delle costruzioni ritrovate in Gran Bretagna, tanto da ribattezzare l’Isola come “Stonehenge del Mediterraneo”. In particolare, sono conosciuti e ricercati dagli appassionati di storia, i Menhir di Laconi, vere e proprie stele dalle dimensioni imponenti, scoperte dal 1969. Qui si possono trovare “Pietras Ficcadas” di notevoli dimensioni e, in alcune, si è notato sulla loro sommità una serie di scanalature che sembrano state fatte intenzionalmente dagli scultori preistorici per ricordare il viso dell’uomo, con tanto di sopracciglia e cavità oculari; alcuni di questi esemplari si possono vedere facilmente all’interno del Museo della statuaria preistorica della Sardegna. 

Pietras Ficcadas
Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna Laconi
Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna, Laconi

Ci sono circa 800 siti della Sardegna chiamati Tombe dei Giganti perché pare siano stati ritrovati, al loro interno, resti di ossa molto più grandi di quelle di un comune essere umano (da qui varie leggende vogliono spiegare l’esistenza di tali Giganti che avrebbero spostato queste pietre grandissime con molta facilità rispetto ai comuni abitanti preistorici), erano delle tombe circondate da megaliti, luoghi di culto dove probabilmente avvenivano riti funebri. Sarebbe impossibile elencare tutti i siti dove poterli vedere da vicino, ma possiamo nominarne alcuni tra i più caratteristici: Capichera Li Lolghi e Coddu Vecchju ad Arzachena, Pascaredda a Calangianus, Mont’e s’Abe a Olbia, Madau a Fonni, Tamuli a Macomer, Aiodda a Nurallao, Sa Domu ‘e S’Orcu a Siddi, Barrancu Mannu a Santadi, Su niu de su Crobu a Sant’Antioco e San Cosimo a Gonnosfanadiga e la più antica tomba dei giganti esistente in Sardegna che è Su Cuaddu de Nixias a Lunamatrona.

Arianna Basciu – Contributing Writer

TOMBE DEI GIGANTI

tomba dei giganti sant'antioco
tomba dei giganti sant'antioco

Tramite google maps puoi trovare il “Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna” ,  Piazza Marconi, 10, 08034 Laconi (OR)

NORA Sito ARCHEOLOGICO – Ultime scoperte

Sito Archeologico Nora

Il sito archeologico di Nora (Pula, Cagliari), in questi giorni, è protagonista di nuove e meravigliose sorprese. É stata infatti scoperta una piazza dell’epoca medio imperiale, con due fontane che facevano dei giochi d’acqua fra loro, pavimentata con basoli in andesite viola tipiche della zona; probabilmente era una piazza dove si riunivano gli artigiani per fabbricare e vendere i loro manufatti al popolo; gli esperti hanno ritrovato dei cocci di teglie e delle griglie in terracotta che fanno pensare a resti di un qualche forno dove, presumibilmente, veniva cotto anche il pane. “Sicuramente queste nuove scoperte a livello turistico sono state molto molto importanti. La loro promozione – spiega Donatella Fa (Assessora al Turismo della Regione Sardegna) – ha riscontrato grande interesse ma soprattutto grande curiosità da parte dei visitatori. Purtroppo, queste nuove scoperte, non sono ancora visitabili, ma l’interesse è grande e, naturalmente, è per noi fonte di grande orgoglio perché non potrà che aumentare il numero dei visitatori nei confronti della zona archeologica”. Dal 15 luglio è possibile prenotare la visione del sito attraverso dei visori di realtà aumentata: si potrà così vivere l’emozione di vedere la ricostruzione 3D del sito archeologico e poi, come afferma l’Assessora Fa: “A settembre ci saranno delle giornate in cui sarà possibile visitare la nuova area”. Per maggiori info e prenotazioni vi segnaliamo il sito dedicato: https://www.fondazionepulacultura.it/prenotazioni/

Arianna Basciu – Contributing Writer

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IL MAIALETTO SARDO: TRADIZIONE E CULTO SI INCONTRANO IN CUCINA.

maialetto sardo o poerceddu

IL MAIALETTO SARDO: TRADIZIONE E CULTO SI INCONTRANO IN CUCINA. Ci sono tantissimi piatti della tradizione sarda che meritano di essere conosciuti e assaggiati; possiamo affermare che il Maialetto Arrosto alla Sarda li rappresenta tutti perché lo si trova cucinato allo stesso modo in tutta l’Isola senza varianti se non per la “schidonadura”, il modo in cui la carne viene messa allo spiedo (schidoni o schidoi) per essere cucinata: in verticale per la zona della Barbagia, in orizzontale e con l’ausilio di un girarrosto elettrico per il Sud Sardegna e le altre aree.

maialino sardo o porceddu

Fatto sta che, la preparazione del proceddu o porcheddu o copieddu che dir si voglia, assomiglia a un vero proprio culto; infatti viene affidata a un esperto arrostitore che ha molta manualità nella “schidonadura” e un’ottima conoscenza del fuoco; lui sa quanta brace avvicinare alla carne e in che modo, la quantità di erbe selvatiche (soprattutto il mirto) da porre nel vassoio con la carne cucinata che ne prenderà tutti gli odori e i sapori e, soprattutto, sa il segreto per far arrostire alla perfezione la cotenna e farla diventare un boccone croccante e succulento senza asciugare la polpa delicata e gustosa. Per realizzare questa leccornia serve anche tanta pazienza: su proxeddu deve cuocere a fuoco lento dalle 3 alle 5 ore e deve essere visionato spesso: le braci non devono essere troppo ardenti, ma devono cuocere per bene la carne; ecco perché avere un esperto che se ne occupi è fondamentale.

maialino sardo o porceddu
maialino sardo o porceddu

 Di solito l’addetto alla cottura non viene lasciato solo al suo lavoro. Spesso e volentieri i commensali vanno a trovarlo al barbecue per portargli un bicchiere di vino o una birretta e qualche stuzzichino di salsiccia, formaggio e pane carasau, un vero e proprio aperitivo, insomma, per far passare più in fretta il tempo di cottura del maialetto. Si pensi che i turisti, ultimamente, chiedono di partecipare proprio a dei “pranzi col pastore”, dove prendono parte a tutto il rito della preparazione fino a mangiare tutti insieme in aperta campagna; Da dove è nata la tradizione di cucinare il maialino in questo modo?

 Probabilmente lo si deve alla cultura spagnola che ha influenzato la Sardegna per secoli: anche nella regione della Castiglia è un piatto tipico, ma non viene usato lo spiedo e la carne cuoce nel forno con un contorno di verdure. Facendo un giro sul web, però si può vedere che in Sud America arrostiscono i maialetti con gli spiedi posti verticalmente attorno a una montagnetta di braci, ottenendo una cottura molto simile alla nostra e con la crosticina croccante. Seppure da cinquant’anni a questa parte sia molto facile mangiare un buon porcetto arrostito in tantissimi agriturismi e ristoranti sardi, questa carne era considerata un cibo di lusso, riservato solo alle feste e alle occasioni importanti in quanto, nelle famiglie rurali, i maialetti venivano allevati e macellati solo in età adulta. C’è un famoso detto che recita “del maiale non si butta via niente”, ecco, in Sardegna era una regola non scritta. Infatti, dall’abbondante carne del maiale, si preparavano insaccati come prosciutto e salsiccia per poter avere cibo conservato per più tempo possibile e poi si conservava lo strutto che serviva per cucinare, visto che non sempre c’era disponibilità di olio evo né tantomeno di quello di semi per friggere. Il maiale adulto era quindi una risorsa così preziosa che certe famiglie contadine ospitavano per la sera il maiale in casa, per evitare che i ladri lo rubassero nottetempo. Pensare che nel 2018, invece, è stata emanata una legge che limita l’allevamento e la macellazione di suini a uso famigliare; certo è stata emanata per far regredire la peste suina che in quel periodo ha danneggiato anche molte aziende suinicole che non potevano neanche esportare il loro prodotto, ma è parere di esperti e politici che una legge così ha troncato una tradizione millenaria e un’abitudine culturale e di economia domestica per tanti che hanno dovuto rinunciare a questa attività. Fortunatamente nel 2023 Bruxelles ha ridato il via libera all’esportazione di questo prodotto in Italia e all’Estero, una boccata d’aria per molte imprese sarde. Il maialetto sardo è riconosciuto tra i PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) e l’agenzia Laore spiega che “Sono prodotti le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultano consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni. I PAT sono inseriti in un elenco predisposto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali su indicazione delle regioni. Regolamentati dal decreto del 18 luglio 2000, si collocano al di fuori della normativa sulle attestazioni DOP, IGP e STG.” (https://www.sardegnaagricoltura.it/documenti/14_43_20090522135455.pdf) Numerose sono le sagre dove poter gustare il maialetto arrostito secondo tradizione, sia dedicate proprio a questa tipicità, sia feste patronali o eventi dove non mancano gli stand preposti alla preparazione di questa bontà.

Arianna Basciu – Contributing Writer

Sulcis tra Archeologia e Storia (Carbonia-Iglesias)

Necropoli Sant'Antioco Sardegna

La zona del Sulcis (sudovest della Sardegna) è una terra antica; ritrovamenti archeologici stabiliscono che già 5 mila anni fa era un centro popolato e visitato da altri popoli, soprattutto dai Fenici e dai Cartaginesi che, dopo aver scoperto per primi i giacimenti minerari presenti nel sottosuolo, cominciarono a trarne profitto. Questi depositi costituiscono oggi una testimonianza significativa di archeologia industriale e sono infatti inseriti nella Tentative List dell’UNESCO. I numerosissimi siti archeologici e reperti Nuragici, Fenici, Romani e Bizantini rendono il Sulcis Iglesiente un vero paradiso per gli appassionati di storia. Ad esempio a Seruci (Gonnesa) è presente un’antichissima reggia Nuragica, chiamata appunto “Complesso nuragico di Seruci”.

Seruci nuraghe gonnesa Sardegna
Complesso nuragico di Seruci

A Villaperuccio, località Montessu, è situata la più importante necropoli di domus de janas – le cosiddette “case delle fate” o “delle streghe” – della Sardegna meridionale: si tratta di antiche tombe, scavate nella roccia, che risalgono a 5000 anni fa circa. Molti siti raccolgono testimonianze dell’insediamento punico nella regione, come la fortezza fenicia di Pani Loriga nei pressi di Santadi e, soprattutto, la città di Sant’Antioco, ex Sulci, che raccoglie anche numerosi reperti di epoche successive. .

domus de janas Villaperuccio
Domus de Janas
Villaggio Ipogeo Sant'Antioco

Poco fuori dal centro di Carbonia, troveremo il sito archeologico di Monte Sirai, dove venne costruito, su un antico insediamento nuragico, un centro fortificato punico utilizzato in seguito anche dai Romani. Monte Sirai è, infatti, un vero e proprio museo archeologico a cielo aperto, articolato in differenti percorsi di visita. Fra le altre località degne di nota l’area archeologica di Antas, infine, ospita numerosi templi e testimonianze fra cui il maestoso Tempio punico-romano costruito sui resti di un luogo di culto cartaginese che troverai nei tornanti della statale che collega Iglesias a Fluminimaggiore.

Sito archeologico Monte Sirai Carbonia Sardegna
Parco Archeologico di Monte Sirai (Carbonia)
Monte Sirai Carbonia sito archeologico grotte Sardegna
Grotte a Monte Sirai (Carbonia)
tempio di Antas Sardegna
Tempio di Antas

Da un passato così antico si arriva ad ammirare gioielli dell’archeologia industriale che si trovano da queste parti; Anzitutto, uno dei siti di maggiore rilievo in questo senso è la Grande Miniera di Serbariu. Si tratta appunto di una miniera di carbone inattiva, ma che funzionò in maniera perfetta e proficua tra il 1937 e il 1964: dopo la chiusura definitiva del 1971, il comune di Carbonia è intervenuto per l’acquisizione del patrimonio immobiliare e per scongiurare che i castelli minerari fossero smantellati. Il recupero è stato un esempio di successo nell’ambito dell’archeologia industriale italiana, visto che attualmente questo sito è la sede del Museo del Carbone. 

Grande miniera di serbariu Carbonia
Grande Miniera di Serbariu
Reperto storico alla Grande Miniera di Serbariu
reperti miniera di serbarius sardegna
Treno utilizzato per il trasporto del carbone (Grande Miniera di Serbariu)
Museo Grande Miniera di Serbariu
Museo Carbone (Grande Miniera di Serbariu)

Altro luogo da visitare in tutto il suo splendore è il Pozzo Castoldi; in questo caso ci troviamo a Bacu Abis, frazione del comune di Carbonia. Nello specifico, il pozzo in questione deve il suo nome a un componente della famiglia Sanna-Castoldi. La costruzione vera e propria risale al 1929, mentre nei due anni che seguirono ci fu la possibilità di realizzare il castello, la cabina dell’argano e le gallerie. L’unico reperto di archeologia industriale che è stato possibile preservare e ristrutturare è la cosiddetta “casa dell’argano” , vale a dire una costruzione per proteggere dalle intemperie l’argano di estrazione, il quale funzionava grazie a un motore elettrico. Dal 1941, poi, tale pozzo è stato sfruttato come via di riflusso. Ovviamente la Storia si affaccia nella natura incontaminata anche in quest’angolo forse meno famoso della Sardegna, ma che merita di essere scoperta e ammirata.

Arianna Basciu – Contributing Writer

pozzo castoldi bacu abis sardegna
Pozzo Castoldi

Prodotti tipici enogastronomici (Sardegna)

prodotti tipici sardi

I nostri sapori hanno un particolare gusto che li rende unici pur restando piatti della cucina tradizionale sarda. I primi principali sono vari tipi di pasta: I currurgionis, da non confondere con i deliziosi cullurgiones di patate ogliastrini, sono un tipo di pasta ripiena di un composto di formaggio fresco (oppure ricotta, o mischiato), prezzemolo e bietole sbollentati, sale, noce moscata, buccia d’arancio e limone. Di questo ripieno vengono fatte delle palline e messe lungo una striscia di pasta (fatta con uova, semola e sale) che verrà poi ripiegato e tagliato con una rotellina tagliapasta (sa sarretta) in modo da formare dei quadretti che saranno poi bolliti in acqua salata e serviti conditi con un semplicissimo sugo al pomodoro e una spolverata di pecorino stagionato.

Preparazione currurgionis detti anche ravioli
Ravioli sardi
Currurgionis detti anche ravioli

I malloreddus invece sono fatti con un impasto di acqua, semola e sale. Si lavora fino ad ottenere una pasta non troppo morbida che verrà tagliata a pezzi; poi verranno arrotolati su un piano a mo’di bastone, tagliato a dadini che verranno poi schiacciati con un particolare movimento dei pollici che trascinano e schiacciano i dadini dando la forma di cilindretti irregolari che possono essere sia lisci che rigati (dipende dal piano di lavoro). Dopo essere stati bolliti in acqua salata, vengono serviti e accompagnati da un sugo di salsiccia fresca (di cui preparazione è uguale alla salsiccia secca, compresa di varianti ma molto meno tempo di asciugatura).

Malloreddus

I sappueddus sono molto più semplici e veloci da preparare anche se per ragioni misteriose non sono famosi come i primi due classici. Si prepara un impasto di farina, semola, acqua e sale, si lavora fino ad ottenere un composto omogeneo ed elastico. Si prendono pezzetti di pasta, che verranno appiattiti con le dita e poi “pizzicati”con il pollice per ottenere dei pezzetti di pasta piatti che una volta bolliti si possono gustare con sugo semplice al pomodoro e una spolverata di formaggio.

sappueddus sardi
Sappueddus

Passiamo ai secondi, i classici arrosti di agnello, maialetto, capretto e pecora. Vengono arrostiti nel forno a legna e conditi solo con un po’ di sale durante la lunga cottura di una o due ore a seconda del tipo di carne. Una volta pronto viene accomodato in un “letto” di mirto e servito con degli spicchi di limone. E con un buon arrosto non può mancare il contorno; parlando d’insalata come non possiamo raccontare il prelibato aroma dei nostri pomodori conditi semplicemente con un filo d’olio extra vergine d’oliva e un pizzico di sale.

agnello arrosto sardo
Agnello arrosto
maialetto o porceddu arrosto sardo
Maialetto o porceddu arrosto
capretto arrosto sardo
Capretto arrosto
pecora arrosto sardo
Pecora arrosto

Le melanzane vengono cotte con una salsina di olio sale, aglio e prezzemolo tritato, arrostita nel forno a legna prendendo un gusto particolare che è molto difficile da ottenere con la cottura del forno elettrico. Così come le patate tagliate a dadini, condite con olio, sale, rosmarino e salvia che cotte nel forno a legna acquistano una croccantezza che conquista i meno amanti di questo ortaggio. Ma nel periodo invernale, il contorno che non manca mai nelle nostre tavole è a base di carciofi e cardi esaltati da un pinzimonio di olio, sale, pepe e limone; una vera delizia. I cardi più giovani vengono consumati crudi con il pinzimonio nominato sopra mentre i gambi più esterni, un po’ più duri, vengono bolliti in acqua salata con aceto e conditi poi con olio, oppure aggiunto a minestroni spezzatini; così come il carciofo, che si presta benissimo ad essere cucinato da solo ripieno, oppure tagliato a dadini per accompagnare minestroni, carni cotte al tegame, avendo cura di pulire gli steli separarli dal cuore levare i petali più esterni, tagliare via le punte in una sola volta, scavare un foro al centro del carciofo e riempirlo con un ripieno di polpa di pane, uova, sale, noce moscata e carne macinata oppure con un ripieno di polpa di pane, olio, sale e buccia d’arancia, oppure anziché riempirli, tagliare il cuore a dadini così come lo stelo e aggiungerlo alle preparazioni suggerite prima.

melanzane arrosto sarde
Melanzane arrosto
carciofi sott olio sardi
Carciofini
cardi sardi
Cardi
Patate arrosto

Il pane sardo è stato riconosciuto uno dei migliori al mondo; in giro per la Sardegna se ne trovano di diversi tipi e forme, ma i più conosciuti sono: Su Civraxiu (civargiu, civarxu, civraxu) è il pane sardo tipico che si consuma quotidianamente in tutta la Sardegna meridionale: Campidano, Trexenta, Marmilla, Sulcis e Sarrabus. Si realizza in forme e dimensioni diverse ma lo si riconosce dall’aroma inconfondibile della semola di grano duro, la mollica elastica e vagamente traslucida e la crosta spessa. A volte è piccolo e ricorda un vulcano con la sua forma a cupola e le caratteristiche spaccature in cima. A volte è un pane grande, tondo e un po’ schiacciato, con la crosta omogenea oppure una o più spaccature laterali. Immancabile nelle feste comandate e nei matrimoni, il pane di pasta dura sardo o“coccoi” è un pane dalla crosta dorata e croccante e dalla mollica soffice ma compatta, con un’alveolatura fitta e minuta e un gusto inconfondibile. Anche nella sua forma più semplice e quotidiana è inconfondibile e divertente, con le sue punte croccanti da strappare una dopo l’altra. Il pane Carasau é un tipo di pane tipico del Centro della Sardegna; é fatto a sfoglie croccanti che si mangiano così oppure condite con olio e sale; in questo caso, prende il nome di Pani Guttiau.

pane civraxiu sardo
Su Civraxiu
pani carrasau
Pane Carasau
Pane Coccoi

Dobbiamo assolutamente parlare dei nostri formaggi, i prodotti più preziosi esportati persino in America e in Cina. Un’ampia varietà di formaggi pecorini, dalla ricotta, al pecorino molto stagionato e saporito, usato per lo più per condire la pasta dato il suo sapore deciso che riesce a conquistare numerosi palati. Possiamo trovare formaggi meno stagionati, quindi più delicati, ma non meno gustosi, poi le creme di formaggio in tante varietà tra cui: dolce, piccante, e al peperoncino. Naturalmente abbiamo elencato solo qualche tipo di pecorino; in Sardegna abbiamo un’ampia produzione di latte e formaggi vaccini e caprini. In un antipasto tipico sardo sulcitano, con i formaggi, non può mancare la nostra salsiccia secca composta da carne di maiale tritato insaporita con sale, pepe, e aglio, nella variante classica, e con l’aggiunta di semi di finocchio nella seconda. C’é una varia produzione di tanti buoni vini conosciuti in tutto il mondo; uno più buono in assoluto e tipico della nostra zona è il CARIGNANO. I liquori più apprezzati sono i classici sardi: Mirto, Limoncello e Filu’e ferru (acquavite). 

Formaggio Pecorino
Antipasto di terra Sardo
vino carignano sardegna
Vino Carignano Sardegna
Mirto
limoncello liquore
Limoncello
filu e ferru liquore sardegna
Filu'e ferru

I nostri dolci tipici della tradizione sarda, si differenziano tra una zona e l’altra in quanto le loro ricette si tramandano di generazione in generazione e variano da famiglia a famiglia. Gli amaretti sono dei biscotti morbidi fatti con le mandorle tritate e albume d’uovo; le pardulas, chiamate anche formaggelle, sono cestini di pasta-sfoglia ripieni di formaggio o ricotta, insaporiti con buccia d’arancia e di limone e miele; i gueffus o sospiri che dir si voglia sono palline fatte con mandorle tritate, amalgamate con zucchero e liquore preferito e incartate come caramelle; i biscottoni di Fonni sono dei savoiardi grandi adatti ad essere usati per la preparazione di dolci al cucchiaio, in quanto possono essere imbevuti di liquori o caffè (per esempio il tiramisù, anche se non é tipicamente sardo, ma con questi biscotti diventa una ricetta unica e gustosa); le peschette sono fatte con un impasto di uova, farina, zucchero e latte. Fatte cuocere nel forno in modo che diventino delle mezze sfere, che verranno poi spalmate di marmellata sul fondo e unite ad altre mezze sfere; queste “peschette” verranno poi bagnate con l’alchermes e cosparse di zucchero); le pabassinas (biscotti fatti con uova farina zucchero e l’aggiunta di frutta secca e uva passa, e l’immancabile glassa a ricoprirli insieme a una spolverata di palline colorate -o diavoletti-); le caschette o caschettas ( pasta sfoglia farcite con un ripieno di semola cotta a mo di polenta con “s’acqua’e mei” o “sa sabba’e acina”; la prima è una specie di sciroppo di miele ottenuto dalla cottura della cera del miele in acqua per almeno 1 h; a fine cottura vengono aggiunti dei semi di finocchio e buccia d’arancia. Una volta colato si ottiene un liquido denso assomigliante al miele. “Sa sabba” invece si ottiene facendo cuocere per un’ora del succo di uva appena spremuto finchè non si otterrà uno sciroppo da insaporire con semi di finocchio, buccia d’arancia e miele); le Seadas sono specie di ravioloni fritti ripieni di un formaggio a pasta filata che vengono serviti con dello zucchero o con miele sopra; i Raviolini fritti dolci, tipici del Sulcis sono ripieni di ricotta aromatizzata con scorza d’arancia; se friggiamo solo la pasta di tali ravioli, invece, si preparano i “ravioli di vento” (senza ripieno), simili alle famose Chiacchere di carnevale e servite calde con lo zucchero. Abbiamo scelto solo alcune tipicità gastronomiche, sicuramente ce ne sono tante di più. Voi le conoscevate?

Arianna Basciu – Contributing Writer

pardulas dolce sardo
Pardulas
amaretti sardi
Amaretti
gueffus dolci sardi
Gueffus
savoiardi fonni sardegna
Savoiardi
peschette dolci sardi
Peschette
pabassinas dolci sardi
Pabassinas
Caschette dolci sardi
Caschettas
seadas dolce sardo
Seadas
raviolini fritti dolci sardi
Raviolini fritti

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Autunno in Barbagia (Nuoro)

Autunno in Barbagia

La Sardegna é piena di coste con spiagge meravigliose, é risaputo, ma avete mai visto le infinite meraviglie dell’entroterra? L’Autunno in Barbagia é una manifestazione itinerante nata proprio per accogliere i turisti che vogliono conoscere la Sardegna dai colori e dai sapori autunnali; unisce la volontà di circa 30 Comuni del centro dell’Isola di voler offrire un’esperienza di turismo sostenibile e consapevole tramite una serie di eventi che combinano saperi artigianali e cultura enogastronomica. Tutto iniziò nella seconda metà degli anni ’90, quando Oliena con l’iniziativa denominata “Cortes apertas” aprì letteralmente le proprie case storiche ai turisti intrattenendoli con mostre e varie attività artistiche e artigianali. Ottenne un largo successo così che l’anno dopo nacque “Cuore della Sardegna”, un progetto che includeva “Cortes apertas” che prese piede in vari comuni. Poi, nel 2001, si volle concretizzare un circuito che abbracciasse tutti i comuni che vollero aderire a questo progetto turistico ampio, ma unitario e così nacque “Autunno in Barbagia”: un’aggregazione di eventi curati da ogni Comune, dove si imparano antichi saperi e si assaggiano le prelibatezze di un territorio unico; il tutto coordinato dalla Camera di Commercio e da ASPEN. Per saperne di più vi rimandiamo alla pagina ufficiale dell’evento dove troverete notizie e contatti legati all’evento:
Calendario eventi Autunno in Barbagia

Arianna Basciu – Contributing Writer

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